Via Balbi

Storia


Trait-d'union fra Piazza della Nunziata e Piazza Acquaverde, dove è situata la stazione ferroviaria di Genova Piazza Principe, Via Balbi fu costruita all'inizio del Seicento per volere di Stefano Balbi, esponente della famiglia Balbi. Dall'epoca della sua realizzazione la via ha subito delle modifiche solo nella parte occidentale dove è stata ricavata la piazza della stazione, nel 1860, e sono sorti i grandi alberghi ad inizio Novecento.

 

Le Guide

 


Jacob Burckhardt

Burckhardt scrive: «...Palazzo dell'Università, costruito da Lombardo Bartolomeo Bianco (incominciato come Collegio dei Gesuiti nel 1623). Alla facciata assai degenerata segue inaspettatamente un cortile che la fantasia difficilmente potrebbe immaginare più ricco e bello...Via Balbi: costruzioni che risalgono principalmente a periodi più tardi...; Palazzo Balbi:(il secondo a sinistra per chi viene dal basso) con veduta attraverso le colonne dei portici in un giardino d'aranci; Palazzo Durazzo: (il terzo) con un semplice cortile a colonne; Palazzo Reale (già Marcello Durazzo il quarto) con una facciata ricca, ma di proporzioni pessime; Palazzo Filippo Durazzo (il primo a destra) di Bartolomeo Bianco»

 

Federico Alizeri

L'Alizeri scrive: «...il Palazzo, posseduto oggi dal MARCH. Marcello Durazzo» è stato commissionato dai Balbi «all'alta virtù di Bartolomeo Bianco da Como». Continua: «Moviamo il piede, e fin d'ora sull'angolo estremo dell'ampio terrazzo a marmorei balaustri...». Inoltre ci informa che «la facciata misura 132 palmi, è severa e sdegnosa di ornati» come piaceva ai lombardi dell'epoca; essa verrà in seguito restaurata e decorata ad opera del Tagliafichi, autore anche dei disegni. Alizeri ritiene «posteriore la duplice loggia che retta da proporzionate colonne si porge sui fianchi con validissima aggiunta al prospetto...». Inoltre descrive il vestibolo ed il grazioso cortile. In questo palazzo si trova la scultura di Teresa Durazzo Pallavicini, come Educazione materna, circondata dai suoi parenti. L'opera fu realizzata da Santo Varni nel 1857. Alizeri parla in modo esaustivo della Galleria Durazzo - Pallavicini. Continua descrivendo il «robusto e grandioso Palazzo Balbi - Senarega»

 

I Viaggiatori


 

Anne- Claude- Philippe de Caylus

«In Via Balbi ho visto le due case dei nobili con questo nome. sono comode, ornate con molto gusto, mobili alla moda. C'è, nella prima, qualche bel Van Dick, un bel Bassano, un bel Guercino»

 

Charles de Brosses

«Il più bello tra tutti i palazzi di genova è a mio giudizio, quello di Geronimo Durazzo, in via Balbi. Riuscirò a ricordare tutto quello che ho visto lì dentro? Sarebbe lungo. Nel grande Salone d'ingresso, due quadri di cerimonie turche di Bertolotti; nella sala successiva tre quadri del Giordano: Seneca, Olindo, Perseo, tratteggiati con pennellate così diverse tra loro, che bisogna impazzire per convincersi che siano della medesima mano. Poi una bella Vergine del Capuccino. Gli appartamenti sono squisitamente ammobiliati; i pavimenti di stucco; tutti i soffitti dorati, con buon gusto; i riquadri e i rivestimenti delle finestre e delle porte, di marmi rari. Gli arazzi marezzati dipinti con succhi d'erba, da Romanelli, u originali di Raffaello; grandi stanze piene di mille piccole opere d'arte, tra le quali un bassorilievo d'avorio lungo due pollici, che rappresenta una battaglia dove pare vi siano quattro o cinquemila figure, tutte distinte e caratterizzate. Le terrazze hanno la vista sul mare, e sono ornate di balaustre cariche d'alberi coltivati in grandi urne di marmo. Il loggiato è pieno di belle statue antiche e moderne, tra le quali riconobbi una Donna antica e un Narciso moderno. Nella cappella, un fanciullo che vola sul soffitto meglio di quanto abbia mai visto volare qualsiasi figura. Negli appartamenti, una Durazzo di Van Dick, due Bassano, due Carlo Dolci, un bel paesaggio di Benedetto Castiglione, e il famoso quadro di Paolo Veronese che rappresenta il Banchetto in casa del Fariseo. E' una delle opere più celebri di questo pittore; stava a Venezia presso certi frati benedettini, dai quali Spinola lo comprò di nascosto per 40 mila lire, senza contare tutto quello che dovette dare di mancia a ciascun frate per ottenere il suo voto. La Repubblica che aveva emesso solenni divieti contro l'uscita del quadro da Venezia, mise una taglia sulla testa di Spinola, se fosse stato preso in territorio veneziano, e cacciò dallo Stato tutti i frati del convento. Questo almeno è quello che mi hanno raccontato, nè posso garantire che sia vero. infine vidi un Vitello antico di granito, così rifinito, così vivo, che non stentai a credere a chi mi disse che quell'opera da sola valeva più che tutto il resto del Palazzo. Giulio Romano l'ha copiato, nel suo Baccanale, per rappresentare la figura del goloso seduto su carro di trionfo. (E' uno dei più bei busti di imperatori arrivati fino a Casali, e quasi col Caracalla di Palazzo Farnese). Il Palazzo di Giacomo Durazzo non è altrettanto ricco; ma se si eccettua il quadro del Veronese ora citato, quelli di questa casa sono più belli...»

 

Jerome Richard

«Il Palazzo di Marcellino Durazzo è ornato di una ricca collezione dei più bei quadri, non solamente ei grandi maestri d'Italia, ma anche di Fiamminghi, come Vandick e Rubens, dunque si vedono delle opere ammirabili; quello che merita soprattutto di essere visto è la grande tavola della Maddalena ai piedi di Gesù Cristo, dal Fariseo, dipinto da Paolo Veronese; è uno dei più belli di questo grande maestro e il meglio conservato che ho visto. E' certamente uno dei più preziosi quadri del mondo; ci si ritrova il bel colore della scuola veneziana, molto raro a riconoscerlo... Questo palazzo è riccamente costruito; ...i peristili, i vestiboli, le scale, le gallerie, le terrazze sono di un bel marmo; ci sono delle fontane per il servizio della casa...la vista del paorto e del mare. La ricchezza della costruzione e dell'arredamento di questo palazzo annuncia l'opulenza dei suoi possessori»

 

Luigi Lanzi

«Durazzo Ecc.mo Marcello. Nella Galleria vi è un Satiro similissimo al Pan del Correggio, nell'atteggiamento con cui siedeva, nel volto, aggruppato con una ninfa coperta dal mezzo in giù, ove, stando, la donna non si ritrae come nel gruppo medesimo. Un torso di Apollo Saurottono, restaurato di stile moderno nelle teste, bracce e gambe. un Mercurio, minor del vero, bello. Una statua panneggiata di Matrona o Cerere, ottimo stile. un busto di Vitelio, pregiatissimo, per quanto dice la descrizione; non mi fu fatto osservare. il bel gruppo del Ratto di Proserpina è fatto dallo Schiaffino sul modello del Rusconi»

 

Henri Stendhal

«Ho cercato di andare a vedere tre gallerie di quadri famosi in Via Balbi. Siccome i proprietari hanno la bella abitudine di abitare negli appartamenti dove sono i quadri, bisogna ripassare diverse volte; e spesso l'impazienza che desta in me il rifiuto altezzoso dei valletti mi toglie la gioia davanti ai quadri. I ricchi di Genova occupano quasi sempre il terzo piano per poter vedere il mare...Ho visto dei Van Dick magnifici. Come doveva piacere, tale pittore ai suoi contemporanei!»

 

M. Paul Gauthier

«Il Palazzo Durazzo (Marcello Durazzo), uno dei più considerevoli e dei più magnifici della città di Genova, fu progettato su disegno degli architetti Pietro Francesco Cantone e Giovanni Angiolo Falcone. Le due grandi scalinate di marmo bianco che si vedono a destra e a sinistra del vestibolo, furono eseguiti dopo i disegni di Carlo Fontana, che il signore Eugenio Durazzo fece venire diretto da Roma...»

 

Charles de Mengin- Fondragon

«No, amico mio, i palazzi di Genova non mi hanno procurato tanta soddisfazione che mi aspettavo; ci ho visto un miscuglio di grandezza e di meschineria, di magnificenza e di nudità...Questi palazzi sembrano attendere dei principi, dei sovrani, per essere abitati e sarei tentato di credere che il fasto e l'orgoglio, dopo averli creati, li hanno abbandonati alla parsimonia o alla povertà. In via Balbi purtroppo la maggior parte dei palazzi sono inabitati. I proprietari si confinano ai piani superiori e preferiscono, in generale, di lasciare gli altri inabitati... il più grande dei palazzi, Durazzo, appartiene attualmente al Re di Sardegna, che l'ha comprato alla famiglia Durazzo e che la abita nel suo soggiorno a genova....comunque io non posso non vedere che la facciata del palazzo è senza dubbio la più vasta e la più bella di tutte quelle di Genova...»

 

James Fenimore Cooper

«Tutti conoscono i palazzi di questa città, la strada Balbi forse non ha eguale, a suo modo, in nessun'altra capitale europea...Per più di un miglio è un succedersi di edifici, che dovunque, fuorchè in Italia, sarebbero considerati degni di famiglie reali. Foubourg Saint Germain ha palazzi più grandi certamente; ma le strutture architettoniche qui sono migliori e il materiale da costruzione superiore a quello francese. Entrai in parecchi di questi bei palazzi, che avevano marmi, scalinate e quadri in genere eccezionali...famoso in tutta Europa per un salone pieno di specchi, che riflettono le mezze colonne, in modo da fargli assumere l'aria di un palazzo di fate...»

 

Charles Dickens

«E potrò mai dimenticare le vie dei palazzi, la Strada Nuova e la Strada Balbi!...Gli infiniti particolari di questi ricchi palazzi, i muri di alcuni sono popolati all'interno, dalle figure dei capolavori dipintivi del Van Dick, i grandi balconi pesanti di pietra...; i vestiboli senza portone; ...gli immensi scaloni aperti alla vista del pubblico; i grossi pilastri di marmo; le robuste arcate, simili a quelle di una prigione; e le tristi stanze a volte, che ripetono l'eco e ci fanno fantasticare...»

 

Paul de Musset

De Musset parla di via Balbi e descrive una facciata dovuta ad Antonio Corradi «...l'appartamento si compone di quattro sale di media grandezza, ornate di trenta quadri dei migliori maestri e vicino ai quali si trovano riunite quattordici tavole di Van Dick, di cui tredici quadri e una Vergine...». Da Palazzo Balbi passa a descrivere Palazzo Durazzo, situato nella stessa via, vicino alla chiesa dell'Annunziata: qui Van Dick ha lasciato 5 quadri. De Musset vede anche una Vergine di Andrea del Sarto e passa vicino ai fratelli Carracci e al Guercino.

 

Nathaniel Hawthorne

«24 gennaio. Ci ha anche condotti al Palazzo Balbi, una residenza assai maestosa e sontuosa, ma non più di un'altra che ci ha mostrato in seguito, e non più, forse, di molte altre residenze di Genova, la Superba. I soffitti dipinti di questi palazzi sono una decorazione gloriosa; le pareti dei saloni, coperti di marmi multicolori, danno un'idea di splendore che io non ho mai tratto da nessun'altra cosa. I pavimenti in mosaico sembrano troppo preziosi per camminarci sopra. Nel Palazzo Reale, molti dei pavimenti erano in legno di vario genere, con incisione di un artista inglese, e sembravano un ingrandimento di qualche squisito pezzo di Tunbridge; ma, in tutti i rispetti, questo palazzo era inferiore ad altri da noi visti. Non dico nulla degli sterminati tesori pittorici appesi alle pareti di tutte le sale (del Palazzo Balbi) in cui siamo passati; perchè mi sono stancato così presto di vedere cose belle, che non sono riuscito nè a goderle nè a capirle...»

 

Bibliografia


Alizeri F., Guida illustrativa del cittadino e del forestiero per la città di Genova e sue adiacenze, Genova, Dambolino, 1875, rist. anastatica Forni.

Brosses de C., Lettre historique et critiques sur l'Italie. L'Italie il y a cent ans, ou Lettres ecrites d'Italie à quelques amis en 1739- 1740, Parigi, Lib. Levavasseur, 1836. Ed. cons.: Viaggio in Italia. Lettere familiari, (trad. B. Schacherl), Roma- Bari, Laterza, 1973, pp. 70-72.

Burkhardt J., Il Cicerone. Guida al godimento delle opere d'arte in Italia, Firenze, Sansoni, 1952.

Caylus de A. C. P., Voyage d'Italie 1714- 1715, Parigi, Lib. Fischenbacher, 1914, pag. 334. Traduzione di Giulia Freccero.

Dickens C., Pictures from Italy, Londra, 1850. Trad. L. Caneschi, 1911.

Fenimore Cooper J., Viaggio in Italia 1828-1830, Londra 1838; trad. italiana Pisa 1989, p. 107.

Gauthier P. M., Les plus beaux Edifices de la ville de Genes et de ses énvirons, Parigi, Didot l'Aine, 1818-'32, p.2. Traduzione di Giulia Freccero.

Hawthorne N., Passage from the French and Italian Notebocks, New York, 1871. Trad. A. Lombardo, 1959.

Mengin de- Fondragon C., Nouveau voyage topografique, historique, critique, politique et moral en Italie, fait en 1830, Parigi, Morizot, 1833, vol. I, p. 101. Trad.: Giulia Freccero.

Musset de P., Voyage pittoresque en Italie, Parigi 1855. Traduzione di Giulia Freccero.

Richard J., Description historique et critique de l'Italie, ou nouveaux memoire sur l'Etat actuel de son gouvernement, des sciences, des Arts, du Commerce, de la Population, et de l'Histoirw Naturelle, Parigi, chez Michel Lambert, 1766. Trad. Giulia Freccero.

Sciolla G. C. (a cura di) Lanzi L., Viaggio del 1793 pel genovesato e il piemontese. Pittori specialmente di questi due stati e qualcosa de' suoi musei, Vicenza 1984, p. 33, f. 26 rosso.

Stendhal H., Memoires d'un touriste, Parigi, Calmann-Levy, 1877-79, 2 voll. Trad. G. Marcenaro, Genova 1987, pp. 68-69.

Stone D. M. (a cura di), Guercino,Catalogo completo, ed. Cantini, 1991.

Ultimo aggiornamento 19 Settembre 2023